sabato 11 giugno 2011

Camerata Pedenovi...PRESENTE!!! per non dimenticare!


L'omicidio di Enrico Pedenovi è un fatto di cronaca nera a matrice terroristica avvenuto il 29 aprile 1976 a Milano a opera di un commando dell'organizzazione di estrema sinistra Prima linea.

Pedenovi, nato nel 1926 e all'epoca cinquantenne, era un avvocato e uomo politico militante nell'MSI, partito per cui era anche consigliere alla Provincia di Milano. Pur non essendo un personaggio di primo piano, il suo nome era comparso in una lista di militanti neofascisti pubblicata su Lotta continua per via del suo ruolo nella struttura milanese.

Pedenovi il 29 aprile si sarebbe dovuto recare alla commemorazione di Sergio Ramelli, un giovane militante di destra iscritto al Fronte della Gioventù aggredito il 13 marzo 1975, e deceduto il 29 aprile 1975 in un agguato da militanti di Avanguardia Operaia, armati di chiavi inglesi: la manifestazione era prevista nel pomeriggio.

Alle 7.45 di mattina venne assalito in Viale Lombardia, dove abitava, da un gruppo di uomini armati. A bordo della propria automobile aveva percorso un centinaio di metri verso Piazza Durante, fermandosi ad un distributore di carburante.

Un commando di tre uomini, a bordo di una Simca poi risultata rubata, avevano atteso l'avvocato presso il distributore. Mentre l'uomo era a bordo dell'auto, il commando si avvicinò e aprì il fuoco contro la vettura, uccidendo Pedenovi, per poi fuggire a bordo dell'auto rubata.

In seguito all'omicidio, militanti dell'MSI si recarono sul luogo, e allo stesso modo vi si recarono numerosi membri dei gruppi di estrema sinistra: la compresenza dei due gruppi antagonisti sfociò in tafferugli e scontri, che resero difficile l'intervento delle forze dell'ordine.

L'omicidio fu rivendicato dai Comitati Comunisti Rivoluzionari, un'organizzazione paramilitare riconducibile a Prima Linea.

Nell'ambito del maxiprocesso a Prima Linea celebrato nel 1984 a Milano, la Corte d'Assise del capoluogo lombardo emise due condanne all'ergastolo per Bruno La Ronga e Giovanni Stefan, ritenuti esecutori materiali dell'omicidio. Il terzo membro, Enrico Galmozzi, ricevette una condanna a 27 anni grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche concesse in quanto smesso l'atteggiamento irriducibile e accettato il dibattimento processuale.

Piero del Giudice, un altro membro dell'organizzazione, venne condannato a 28 anni come concorrente morale nell'omicidio.

Dagli atti del processo emerse che Pedenovi era stato scelto come vittima per via della facilità con cui si sarebbe potuto attaccare. Dopo un primo esame di alcuni dei nomi pubblicati sulla lista di Lotta Continua, si scoprì che probabilmente il commando aveva scelto Pedenovi per via delle sue azioni metodiche e per la sua sostanziale assenza di sospetti e difese.

La sentenza della Corte di Cassazione modificò in parte le sentenze: ridusse a 29 anni l'ergastolo di La Ronga, confermò i 27 anni di Galmozzi e l'ergastolo a Stefan, ed assolse Del Giudice.

Al momento della sentenza, Stefan risultava latitante

Giovanni Stefan era stato arrestato in Francia e rilasciato. Il 28 giugno 2005 la Corte d’appello gli ha concesso le attenuanti generiche, riducendo il massimo della pena e dichiarando prescritto il reato.

Il 29 aprile 2006, nel trentesimo anniversario dell'omicidio, è stata posta una targa commemorativa sul luogo dell'omicidio

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L'omicidio di Enrico Pedenovi è un fatto di cronaca nera a matrice terroristica avvenuto il 29 aprile 1976 a Milano a opera di un commando dell'organizzazione di estrema sinistra Prima linea. Pedenovi, nato nel 1926 e all'epoca cinquantenne, era un avvocato e uomo politico militante nell'MSI, partito per cui era anche consigliere alla Provincia di Milano. Pur non essendo un personaggio di primo piano, il suo nome era comparso in una lista di militanti neofascisti pubblicata su Lotta continua per via del suo ruolo nella struttura milanese. Pedenovi il 29 aprile si sarebbe dovuto recare alla commemorazione di Sergio Ramelli, un giovane militante di destra iscritto al Fronte della Gioventù aggredito il 13 marzo 1975, e deceduto il 29 aprile 1975 in un agguato da militanti di Avanguardia Operaia, armati di chiavi inglesi: la manifestazione era prevista nel pomeriggio. Alle 7.45 di mattina venne assalito in Viale Lombardia, dove abitava, da un gruppo di uomini armati. A bordo della propria automobile aveva percorso un centinaio di metri verso Piazza Durante, fermandosi ad un distributore di carburante. Un commando di tre uomini, a bordo di una Simca poi risultata rubata, avevano atteso l'avvocato presso il distributore. Mentre l'uomo era a bordo dell'auto, il commando si avvicinò e aprì il fuoco contro la vettura, uccidendo Pedenovi, per poi fuggire a bordo dell'auto rubata. In seguito all'omicidio, militanti dell'MSI si recarono sul luogo, e allo stesso modo vi si recarono numerosi membri dei gruppi di estrema sinistra: la compresenza dei due gruppi antagonisti sfociò in tafferugli e scontri, che resero difficile l'intervento delle forze dell'ordine. L'omicidio fu rivendicato dai Comitati Comunisti Rivoluzionari, un'organizzazione paramilitare riconducibile a Prima Linea. Nell'ambito del maxiprocesso a Prima Linea celebrato nel 1984 a Milano, la Corte d'Assise del capoluogo lombardo emise due condanne all'ergastolo per Bruno La Ronga e Giovanni Stefan, ritenuti esecutori materiali dell'omicidio. Il terzo membro, Enrico Galmozzi, ricevette una condanna a 27 anni grazie al riconoscimento delle attenuanti generiche concesse in quanto smesso l'atteggiamento irriducibile e accettato il dibattimento processuale. Piero del Giudice, un altro membro dell'organizzazione, venne condannato a 28 anni come concorrente morale nell'omicidio. Dagli atti del processo emerse che Pedenovi era stato scelto come vittima per via della facilità con cui si sarebbe potuto attaccare. Dopo un primo esame di alcuni dei nomi pubblicati sulla lista di Lotta Continua, si scoprì che probabilmente il commando aveva scelto Pedenovi per via delle sue azioni metodiche e per la sua sostanziale assenza di sospetti e difese. La sentenza della Corte di Cassazione modificò in parte le sentenze: ridusse a 29 anni l'ergastolo di La Ronga, confermò i 27 anni di Galmozzi e l'ergastolo a Stefan, ed assolse Del Giudice. Al momento della sentenza, Stefan risultava latitante Giovanni Stefan era stato arrestato in Francia e rilasciato. Il 28 giugno 2005 la Corte d’appello gli ha concesso le attenuanti generiche, riducendo il massimo della pena e dichiarando prescritto il reato. Il 29 aprile 2006, nel trentesimo anniversario dell'omicidio, è stata posta una targa commemorativa sul luogo dell'omicidio

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